L’Intelligence Precaria

L'Intelligence Precaria

www.inventati.org/ip 

Da Il libro dei peccati delle aziende, capitolo I, “Essi, sanno”

Pare che il manager sia corso a vomitare nel bagno, uscendo senza dire niente, ma visibilmente scosso, nel bel mezzo di una riunione strategica del gruppo.
Tutti a guardarlo correre, scappare via e poi tornare bianco come un cencio, rivoltato non solo nello stomaco. L'amministratore delegato, pallido ma italico nell'orgoglio del suo capitale investito e dei suoi simboli imposti, lo ha avvicinato e con fare paterno gli ha chiesto, «qual e' il problema?». D'altronde, pensa, non ne abbiamo mai avuti.
Il manager lo guarda: deve tutto a lui, anzi a lei, a lui, a esso: il brand della loro societa'. Il manager si guarda intorno un po' spaventato, come a cercare qualcuno che potrebbe registrare le sue parole, e tira fuori dalla sua agenda un foglio di carta. Il loro logo, prossimo all'evoluzione, che appare diverso, modificato, contrario nel suo obiettivo originario, su un ritaglio di giornale.
«Essi sanno», ansima il manager.
L'amministratore delegato si siede, pausa teatrale.
«Da oggi abbiamo un problema», sussurra. Il manager annuisce e incredulo scribacchia, «Toglietemi tutto, ma non il mio brand.»

 

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ESPERIENZE NAPoLETANE

ciao a tutt@

…esprimo tutta la mia solidarietà ai lavoratori del baby care e della 328, e degli altri servizi tagliati e a rischio di continuità.

 

La mia condizione però è differente, le 14 mensilità arretrate che aspetto ansiosamente (sulle quali non smetto mai di fare sogni mercificatissimi) sono determinate dalla scelta della onlus per cui lavoro (il sottoscritto ne è stato uno dei principali proponenti, tra l'altro…), di non pagarci lo stipendio per garantire il servizio che svolgiamo, finanziato solo per il 29% dal comune di Napoli.

L'obiettivo è semplice: sopravvivere, nella speranza di crescere, nella speranza che non sarà sempre così, intanto però gli anni passano ed io faccio questa vita da 14 anni…

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Operai Sociali di Napoli

Salve!

Sono un operatore sociale di appena 25anni, faccio questo lavoro da circa 5 anni nel settore dei minori.

Ho avuto diverse esperienze e su diversi territori, tutte però condivise con una compagna di viaggio che anche molti miei colleghi conoscono, si chiama “PRECARIETA”.

Per i primi due anni quest’inseparabile “amica”, ha fatto sì che i miei soldi arrivassero anche dopo 18 mesi. Eravamo in trenta a lavorare in un  progetto per la socializzazione dei giovani nei territori vesuviani, che di punto in bianco non fu più ritenuto utile dalle amministrazioni comunali e di conseguenza cancellato.

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Facciamoci Con Tatto

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PRESIDIO ASSEMBLEA LAVORATORI DEL SOCIALE

28 NOVEMBRE 2006, PRESIDIO ASSEMBLEA DEI LAVORATORI DEL SOCIALE

PRESSO L’ASSESSORATO DELLE POLITICHE SOCIALI.

 

Si è tenuto ieri un presidio di circa cento lavoratori del sociale. I vari interventi che si sono alternati nell’assemblea hanno sviluppato il confronto sulle prossime modalità di lotta da intraprendere ed hanno rimarcato la piattaforma che caratterizza questo movimento:

28    Il pagamento immediato degli stipendi arretrati, condizione sine qua non per andare a confronto con l’assessorato.

Una volta ottenuto questo potremo affrontare i seguenti punti:

29    L’adeguamento delle paghe orarie, ferme da dieci anni, al costo della vita e l’adozione dei CCNL superando l’endemica precarietà contrattuale del lavoro nel sociale.

30    Pagamenti continui e regolari.

31    Una programmazione seria delle politiche sociali che trasformi i progetti (alcuni sperimentali da quasi 10 anni!) in servizi stabili, che garantisca la continuità dei servizi. Ad oggi numerosi progetti vengono interrotti nell’intervallo di tempo tra il loro termine, la messa a bando a l’avvio della nuova annualità.

 

Dopo più di un’ora di intenso confronto assembleare, dal palazzo del comune, è sceso nella piazza dove si teneva l’assemblea l’assessore alle politiche sociali, G.Riccio, comunicandoci che:

28    Il comune si sarebbe impegnato a garantire un prestito presso banca etica di 15 Mln di € per il 2006 e di 50 Mln di € per il 2007.

29    Sarebbe in atto un processo di revisione critica delle politiche sociali, gestite in maniera negativa dalla classe politica negli ultimi 10 anni.

30    Sarebbe colpa anche dell’assenza di vigilanza da parte degli operatori, se le Cooperative ed i consorzi hanno amministrato progetti e servizi senza garantire chi ci lavorava.

31    L’assessorato è disponibile a confrontarsi e ad accogliere le istanze dei lavoratori.

 

Queste risposte sono per noi insufficienti ed in piena continuità con il nulla espresso dal Ministro della solidarietà sociale, Ferrero, alla giornata mondiale dell’infanzia di lunedì 20/11.

Ad oggi il fido di 15 Mln di euro non è ancora disponibile presso gli enti. Anche nel caso in cui venisse realmente acceso questo credito – in maniera trasparente e generalizzata – non sarebbe assolutamente sufficiente. Non è con ulteriori provvedimenti emergenziali che è possibile risolvere deficienze strutturali.

L’attuale assessorato, sebbene lo rinneghi, è in piena continuità politica con l’assessorato (Tecce) precedente. Oggi, dal locale al nazionale, la direzione delle politiche sociali è nelle mani della sinistra, di Rifondazione Comunista. Non ci sono più alibi di nessun tipo. Se non sono in grado di risolvere i problemi che si dimettano.

Non è  possibile – infine –  continuare a giocare allo scarica barile riversando questa volta sulle cooperative la responsabilità del ritardo dei pagamenti, accusando addirittura i lavoratori di essere stati troppo indulgenti rispetto ai loro dirigenti. E’ il comune l’ente super partes che deve monitorare – mai fatto! – il modo in cui vengono spesi i soldi pubblici che, esso stesso, mette a gara.

Non è possibile nessun ulteriore confronto se non verranno liquidati almeno gli arretrati del 2006.

La nostra mobilitazione deve continuare oggi e domani, indipendentemente da quanto il comune ci possa regalare sotto natale. A babbo natale, purtroppo, è da un pezzo che abbiamo smesso di crederci.

La nostra battaglia è per il riconoscimento della nostra dignità di lavoratori!

 

APPUNTAMENTO MERCOLEDì  4 DICEMBRE, ore 9.30,

SOTTO L’ASSESSORATO ALLE POLITICHE SOCIALI, PIAZZA MUNICIPIO.

PRESIDIO-ASSEMBLEA.

 

La mobilitazione permanente, nelle varie modalità attraverso la quale si può esprimere, è l’unico strumento che possiamo utilizzare per difendere i nostri interessi. Allarghiamo la lotta e la partecipazione a TUTTI gli altri lavoratori del sociale, a tutti i servizi, le associazioni, le fondazioni, i consorzi, le cooperatve…

solidarietà, unità della categoria, mobilitazione permanente

Lavoratori del sociale in mobilitazione permanente

 

Area di intervento

Territorialità

Mensilità senza paga

Mediazione culturale

Mercato-pendino

12

Educativa territoriale

S. Giovanni a peduccio

14

Educativa territoriale

S.Carlo Arena

12

Tutoraggio

S.Carlo Arena

12

Tutoraggio

Soccavo-Pianura

7

Educativa territoriale

Soccavo Pianura

5

Educativa territoriale

Chiaia-S.ferdinando-Posillipo

1

Educativa Territoriale

Montecalvario

6

Progetto “equal”

 

anni

“Città in gioco”

Secondigliano

12

Casa Famiglia

Portici-S.Giorgio

Dal 2002

Baby care

Arenella

1

Educativa territoriale

Scampia

18

Educativa territoriale

Secondigliano

4

Tossicodipendenze

Pianura

discontinuo

A.D.I.

Secondigliano – S.Carlo Arena

6

Tutoraggio

S.Lorenzo

12

Prog. Ulisse

Soccavo

4/8

ADI

Secondigliano – Miano – S.Pietro

Settembre 2006 lo stip. Di marzo

Educativa territoriale

Pianura

3/5

Educativa territoriale

Quartieri Spagnoli

8

 

 

 

 

 

 

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Risorse e Non Rifiuti

Risorse e non rifiuti.

Pensare globalmente _ agire localmente!!!

 

Torino . stazione di portasusa , ore 24, di un novembre ormai avanzato e mai immutato .PortaSusa come Roma termini, come la staz. Centrale a Milano , come tanti altri decadenti occidenti……

 

Decine e decine  di corpi distesi su gradinate e sottoscala, corpi?!!!gia ,,,triste ad dirlo ,accettarlo , eppure qui in questo tetro grigiore , il tutto è freddo,disumano , al punto che le singole personalità sembrano scomparire per lasciare solo una visuale di triste abbandono   condiviso.

Se , è pur vero che qualche passo in avanti è stato fatto , negli anni novanta , nei confronti di chi vive in prima persona le molteplici difficoltà quotidiane dell’esistenza in strada.

Di certo non si può parlare del sufficiente raggiungimento di un livello di dignità umana.

Lo sterile assistenzialismo sociale;

 statale , appaltato e clericale(con tutti i suoi crismi),

tra dormitori  mense sociali e altre soglie(mah??), più che una soluzione concreta alla situazione di disagio pare tenere soggiogate le vite ad un destino senza riscatto , con timore borghese , che le persone in difficoltà rivendichino i propri diritti ad una vita vera e degna d’esser vissuta.

 

Invece , è tempo che migranti , disoccupati, vagabondi , clochard, prendano in mano le loro vite . E’ tempo di smettere di sperare nel fantomatico sogno della casa popolare , che quando e se arriva , si  passano anni di delusioni  nel bailamme dell’assistenzialismo , sino a perdere i punti di riferimento concreti e relazionali, basilari per l’autonomia individuale.

Ad OAXACA, in PALESTINA, in CECENIA, in qualsiasi SUD del MONDO , ogni vita è degna d’esser vissuta e rispettata . concetto banale . ma se ogni anno , qui in queste orrende metropoli cosi democratiche e civili molte persone rischiano la vita dormendo su una panchina in inverno . il concetto va ribadito e sostenuto okkupando e autogestendo spazi sociali , per ridare una speranza vera a chi vive la strada e non trova soluzioni in una società malata d’indifferenza e saccenti soluzioni . quando ogni persona è ella egli stessa/o una risposta , una risorsa con la propria storia ed esperienza .

Liberare spazi sociali dall’abbandono urbano per liberare la vita.

 

Stampato ed autoprodotto per creare un movimento sociale dal basso dei diritti  del clochard.

Ordunque s’invitano compagn* tutt* a cui le tal questioni sian nel loro cuore ad aderire ad un assemblea pubblica. per creare e definire .ognirivolodrivolta. saluti liberi.

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La lotta paga

LA LOTTA APPAGA! …e la storia continua

Oggi 27 novembre ’06 abbiamo ottenuto una piccola-grande vittoria.

 

Dal 23 Ottobre il comitato autonomo dei canili comunali è stato impegnato nella battaglia per il reintegro di Simona, delegata sindacale licenziata durante lo stato di agitazione per le gravissime violazioni della legge 626/94, pochi giorni dopo uno sciopero, con la scusa di portare al lavoro il proprio cane, gravemente malato.

 

Per noi lavoratori e lavoratrici dei canili comunali è stato veramente inaccettabile! Siamo arrivati ad un’azione forte, occupando l’assessorato al lavoro del comune di Roma, chiedendo l’immediato reintegro di Simona e il rispetto della sicurezza sul lavoro dei canili comunali.

 

Con le nostre mobilitazioni abbiamo ottenuto la revoca del licenziamento, disposto dall’Associazione Canili di Porta Portese nei confronti di  Simona,  e un tavolo tecnico che si terrà il 1 dicembre  tra Ufficio diritti animali, A.V.C.P.P., Assessorato al Lavoro e Osservatorio Comunale sul lavoro, che risolva il problema delle gravissime violazioni della  sicurezza sul lavoro.  A questo primo incontro ne seguiranno altri che dovranno entrare anche nel merito dei problemi sollevati dalle lavoratrici del gattile comunale di Porta portese: lavoro nero, continue violazioni della sicurezza sul lavoro, licenziamenti ingiustificati.

.

Noi siamo tra le poche esperienze del terzo settore a Roma che è riuscita ad ottenere, attraverso le lotte, un contratto a tempo indeterminato. La nostra esperienza vuole parlare a tutti i precari e le precarie che ogni giorno rendono possibili i servizi sociali; che ogni giorno subiscono continui ricatti, contratti precari, intermittenza degli stipendi, mancanza di formazione professionale e sicurezza sul lavoro. Parliamo delle migliaia di lavoratori e lavoratrici del terzo settore che nella maggior parte dei casi sono delle solitudini che si scontrano contro l’associazione o la cooperativa di turno. Parliamo delle solitudini che si scontrano col Comune di Roma che gestisce i servizi pubblici attraverso appalti al ribasso e affidamenti clientelari e che si conferma uno dei principali precarizzatori. Parliamo anche degli organi competenti che dovrebbero vigilare sugli appalti e degli assessorati di riferimento, che spesso chiudono gli occhi per rendere “ricca”e governabile questa città. Dietro la polvere di stelle della Roma motore d’Italia, non esiste una città pacificata e compatibile. 

Contro i precarizzatori al governo di questo città, i precari e le precarie hanno dimostrato che sui diritti non si tratta.   

 

La nostra storia grida con forza che i soggetti che si attivano costruendo autorganizzazione riescono a ottenere attraverso le mobilitazioni e il conflitto le proprie rivendicazioni.   

 

Ringraziamo i precari e le precarie che nell’ultimo mese di mobilitazione hanno portato solidarietà attiva alla nostra vertenza, cooperando e cospirando insieme a noi.

 

IL LAVORO SI OPPONE COME UNA MORTE LENTA ALLA MORTE VIOLENTA, LA STESSA  MORTE CHE HA COLPITO I  4 OPERAI UMBRI.

Il nostro cuore, il nostro saluto e la nostra rabbia sono rivolti alle famiglie, agli amici e alle comunità locali di Tullio Mottino, Giuseppe Coletti, Maurizio Manini e Todar Vladimir, morti sul lavoro in un oleificio a Campitello sul Clitunno (Perugia).

Le strade di roma trasudano sangue.  Il sangue degli oltre 20 morti, solo nei cantieri, in appena dieci mesi. Un sangue invisibile che non fa notizia, non produce rabbia e neanche solidarietà. Non sono eroi perché non hanno divise mimetiche e non combattono per il petrolio. Il sangue di tutti quelli che non rientrano in nessuna statistica perché non hanno un contratto o semplicemente perché “il loro progetto di lavoro” non prevede la morte.

 

 

COMITATO AUTONOMO LAVORATORI E LAVORATRICI CANILI COMUNALI ROMA

USI/A.I.T.

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GLI AMICI DI SARA

ANCHE SE VOI VI CREDETE ASSOLTI SIETE LO STESSO COINVOLTI

Lettera aperta ai lavoratori della cooperativa sociale “La Testarda”

Nel mese di giugno una vostra collega veniva scaricata dalla vostra cooperativa perché incinta.

Ha lavorato presso di voi per circa un anno frequentando contemporaneamente un corso di 1000 ore per ottenere la qualifica di OSS su esplicita richiesta della vostra direzione che prometteva, in seguito a questo, un contratto a tempo indeterminato. Senza questa promessa difficilmente avrebbe retto le difficoltà che tale gravoso impegno comporta, impegno che la vedeva contemporaneamente a scuola e al lavoro.

Per un principio di onestà nel rapporto lavorativo ha rivelato il suo stato interessante poco prima della fatidica data d’assunzione e, come molti sanno, a parole è stata rassicurata, nei fatti, liquidata.

Il sistema legale vigente (leggi Treu e Biagi), permette queste forme di discriminazione, ma ciò non significa che queste leggi siano giuste, essendo studiate per favorire il precariato e il ricatto sociale. Un ambiente di cooperativa (vero, e non di facciata) permette ai soci di dire la loro e di non subire supinamente ogni scelta dall’alto. (Sappiamo di persone, nella vostra cooperativa, che hanno atteso due, fino a tre anni un contratto che li garantisse minimamente, migrando da un contratto a tempo determinato all’altro, la cooperativa quindi non ha mai smesso di tutelare se stessa a discapito di chi ci andava a lavorare. Possiamo comprendere che la situazione delle cooperative è critica date le problematiche insite nel lavoro preso in appalto dalle ASL e dai servizi sociali, ma se un ingiusto trattamento economico è il prezzo, un giusto trattamento contrattuale e vivibili condizioni lavorative ne dovrebbero essere il riscatto).

Nei primi due mesi abbiamo atteso invano una risposta di solidarietà e siamo venuti a conoscenza di una riunione d’equipe nella quale la nostra amica lavorava, in cui la grande maggioranza decideva che avrebbe dovuto essere assunta, tutelata nel periodo della maternità per tornare infine a lavorare con voi. Scelta solidaristica e giusta.

Di tale scelta il CDA non ha tenuto minimamente conto alla luce del fatto che all’interno della cooperativa c’erano altre quattro maternità in atto. Numero normalissimo se si valuta la maggioranza femminile in età fertile del personale (sappiamo anche che alcune di queste donne la loro maternità la stanno terminando …).

Da indiscrezioni avute pare che quella di silurare le maternità dove possibile fosse una scelta fatta a monte, una scelta che se fosse vera, ci sembra profondamente arrogante e discriminante.

Tale indirizzo, di stampo “imprenditorial-efficentista-produttivista” esclude per sua natura quei meccanismi di supporto sociale che devono essere alla base dell’operare umano, oggetto di dibattiti e discussioni nel passato e nel presente, anche e soprattutto, negli ambienti cooperativistici “rossi”, conseguenza logica dell’applicazione dell’etica.

In questo imbarazzante clima di silenzio, dopo ben due mesi di attesa di una promessa risposta, (ti facciamo sapere entro una settimana le ultime parole della referente di servizio…) alcuni solidali, esterni alla cooperativa hanno intrapreso una strada di denuncia diretta operando nel campo dell’informazione. Nello stesso momento in cui lì da voi vigeva il silenzio, ovvero la rimozione dell’evento, all’esterno si apriva un dibattito che ha dato vita ad alcune scelte ed azioni.

Tra queste una che vi ha tanto scandalizzato, a nostro parere, per la lettura superficiale che le è stata data. Stiamo parlando di alcune scritte sui muri della vostra sede, in difesa del diritto alla maternità e indicanti uno dei maggiori responsabili dell’accaduto. La sede di via Pianezza è stata esclusa in virtù dell’iniziale solidarietà espressa. Alcune scritte sono apparse anche in altri precisi luoghi legati alla discussione politica, dato che uno dei responsabili dell’accaduto è politicamente attivo in ambienti che denunciano il precariato, mentre di fatto, evidentemente a loro insaputa, ne abusa in virtù del … “bene” … dei conti della cooperativa).

In base a una strana logica (civismo? benpensare? borghesismo?) queste scritte sono state considerate fatto ben più grave del barbaro motivo che le aveva causate. Problema di linguaggio? Linguaggio economico, irriverente ed ampiamente utilizzato nel passato e nel presente nelle lotte in tutto il mondo. Ciò non toglie che nessuno, nei mesi precedenti e successivi, vi ha impedito di mostrare concretamente, con i vostri metodi e linguaggi tale solidarietà, eppure non lo avete fatto.

Ecco invece avviarsi (quanto manipolato lo possiamo immaginare noi che conosciamo bene i burattinai dell’accaduto…) un perverso meccanismo che vede le vittime trasformate in carnefici. Ecco comparire, come per magia, sia dentro che fuori la cooperativa, teoremi circa improbabili congiure, voci che smentiscono le promesse d’assunzione e travisano l’accaduto sbandierando false giustificazioni giusto per salvare la faccia. In realtà la conferma di assunzione poco prima della scoperta della gravidanza era arrivata a Sara in più occasioni, per bocca dello stesso responsabile del personale, della referente di servizio e di alcuni colleghi con cui quest’ultima aveva parlato, un vero peccato, per i bugiardi, che lei entusiasta ne avesse parlato con i suoi amici e compagni di studio prima ancora di sapere di essere incinta, l’assunzione definitiva, secondo gli accordi, avrebbe dovuto partire dal 20 giugno; sempre nello stesso periodo durante le riunioni di equipe le veniva proposta la co-referenza di un utente: difficile pensare che si affidi la referenza di un ragazzo ad una operatrice che di lì a poco finisce il contratto se non perché la si vuole inserire stabilmente.

Come quindi paragonare la premeditata insolenza di una scritta cancellabile in cinque minuti con la violenza della discriminazione su una donna che porta in sé affanni ed afflizioni e, nel caso specifico anni di oggettiva difficoltà?

Ai nostri occhi il confronto non è possibile, ma a occhi menefreghisti e distratti, intenti solo a trovare una giustificazione al proprio disimpegno solidaristico, tutto questo può sfuggire.

Sta di fatto che la nostra amica nulla sapeva delle scritte, e di altre iniziative quali lettere e cartoline di sdegno, adesivi, discussioni, ecc delle quali sembra esservi sfuggito anche il tono ironico. Cose che la futura mamma ha saputo solo dopo la loro attuazione, giustamente impegnata a farsi valere tramite vie sindacali e a distrarsi dal sentimento di abbandono e sfiducia che provava nei vostri confronti per tentare, nonostante tutto, di vivere serenamente quel momento tanto importante e delicato quale è la gravidanza.

Ci siamo anche impegnati a parlare direttamente con alcuni membri della vostra cooperativa. Privatamente esponevano dubbi e a volte sdegno nei confronti di certi metodi e di una precisa direzione intrapresa dalla vostra dirigenza. Ma quello che più ci ha impressionato è stato che le stesse persone parlavano a condizione che non fosse resa pubblica la loro identità, fatto molto grave, riscontrabile solo in situazioni di dipendenza da piccola impresa. Queste persone insomma si sentono vittime di un complesso meccanismo di ricatto (comprendi, ho famiglia… potrebbero rendermi la vita impossibile… ecc).

Lo schierarsi col più forte anche se scorretto, l’omertà, il silenzio di fronte alle ingiustizie e ai disagi sono sintomi evidenti.

Un'altra forma di discriminazione sulla maternità l’abbiamo riscontrata nella recente decisione di dividere gli utili della cooperativa in base alle ore effettivamente eseguite: com’è possibile, ci chiediamo noi, che maternità e malattia (che auspichiamo onesta), momenti tanto delicati dell’esistenza, possano divenire oggetto di discriminazione?

Tali sono i metodi che attualmente si applicano in quella che viene definita “l’ottica imprenditoriale”, quell’ottica che (a differenza delle altre cooperative “rosse e bianche” torinesi che conosciamo, ti manda i controlli a casa appena sei ammalato allo scopo di farti “rigare dritto”, quell’ottica che si nutre di precariato abusandone fin quando gli è possibile, allo scopo di incentivare il rendimento creando differenze tra i lavoratori, indirizzandole, di fatto a coltivare ognuno il proprio orticello astenendosi da quello spirito di solidarietà che solo può aiutare i lavoratori, gli uomini in generale e gli stessi utenti.

La verticizzazione dei poteri nel CDA (espropriati quindi alle equipe), snatura la cooperativa che diviene luogo qualsiasi di sfruttamento (neanche 900 euro al mese, notti e turni non pagati ai confini della stessa contestata legalità), il socio diventa un dipendente ordinario, ricattabile, aggrappato al proprio misero posto di lavoro, non più attivo e propositivo, se non superficialmente, nella gestione del lavoro e quindi della cooperativa, si accontenta di poche centinaia di euro ottenute dalla penalizzazione di qualcun altro per illudersi che così va tutto bene e rieleggere alla direzione le stesse persone arroganti e manipolatrici.

Ogni dissenso si risolve in voci di corridoio, succube di promesse di maggiore e migliore lavoro (per lo più non mantenute), di simpatie e antipatie personali, di favoritismi e amicalismi, deve anche fare buon viso agli amministratori in carica. L’importante è che non disturbi, che si sottoponga alle direttive, non importa se giuste o meno (come nel caso della nostra amica), il gruppo (in realtà agglomerato di individualisti) svilupperà sempre un’autogiustificazione: “è normale, il mondo và così…”

Ma proprio questo disgustoso meccanismo, indotto dall’esterno, dalle condizioni che ci vengono poste da chi ci vuole automi stacanovisti, che induce competitività tra i lavoratori creando le differenze e che li vuole meglio sfruttare annunciando tempi migliori, cioè “l’andazzo generale”, rende tutti complici di tale disgregazione. Quando il mercato del lavoro assume un volto disumano non è forse giunto il momento di porsi qualche domanda?

Sempre, ma in particolar modo per quel che riguarda il lavoro col disagio, siamo convinti che sottomettersi supini a certi meccanismi vigenti nel mondo del mercato-lavoro porta, come già possiamo osservare, solo alla mortificazione delle persone-lavoratori a spese della qualità (ma non della quantità…) del servizio offerto con conseguenze disastrose per utenti e operatori.

Ma certo, tutto il mondo va così, non c’è mai peggio al peggio…

Ci rendiamo conto della problematicità di dare un equilibrio agli interessi di chi lavora, utenti e cooperativa, ma fatti come quello accaduto alla nostra amica e altri emersi dalla nostra ricerca, a cui accenniamo in questa lettera, sono segnale molto, molto triste.

Oggi tutto questo è capitato a una vostra collega, un domani potrà capitare a voi, o magari a vostra figlia.

A pochi giorni dalla nascita della bambina ribadiamo la nostra solidarietà alla nostra amica, per un presente e un futuro a misura d’uomo (e non a misura d’impresa) e prendiamo le distanze da tutti quegli atteggiamenti che nel miope tentativo di tutelare solo la propria dimensione personale creano di fatto disgregazione sociale e dramma individuale.

Lei vedrà una nuova vita sbocciare a cui accudirà nonostante il vostro squallore, a voi un centinaio di euro in più alla chiusura dell’anno.

Gli amici di Sara, i nemici del padrone. Continue reading

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NUOVO SITO OP-SOC

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LE FORMICHE ROSSE 4

LE FORMICHE  ROSSE 4
 

Questo scritto non ha bisogno di ulteriori commenti: l’amara realtà
dei fatti, anche se nascosta, è molto chiara e rende bene l’idea.
Buongiorno carissimi di Formica Rossa.
Innanzitutto volevo dire che l'idea di questo giornalino è fenomenale e molto
importante. Volevo proporvi di organizzare un incontro tra educatori / dipendenti di cooperative, in cui scambiarsi informazioni, esperienze, conoscere i nostri diritti e se si riuscisse organizzare un bel movimento che ci difenda e tuteli (cosa che le
cooperative, molte volte non fanno, se ne infischiano del lavoratore e degli utenti).
Io sono un’educatrice laureata in scienze dell'educazione; in 2 anni e mezzo di
lavoro sono già stata dipendente di 4 cooperative. Quest'ultima, da cui sono
assunta, è la meno tutelante. Faccio assistenza scolastica ad un bambino con forti
problemi comportamentali, difficoltà di concentrazione ed aggressività. Sono
inquadrata al quarto livello perché per comune, cooperativa e dirigente scolastico è sufficiente una persona diplomata.Peccato che sono stata assunta da poco, dopo che già 4 assistenti diplomate si erano licenziate. La cooperativa si è preoccupata di ricercare una laureata perché avesse le capacità di sostenere la situazione, pagandola però come una diplomata e senza tentare di parlare con comune o dirigente scolastico per mettere in chiaro la
situazione. (6,9 EURO LORDI ALL'ORA quando loro dal comune ne prendono 15).
Non vi dico poi gli altri casini “marginali”: quando il bambino è assente io perdo leore e le dovrei recuperare ma mi ostacolano in vari modi.

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