UN IMMENSO PUZZLE IN TECHNICOLOR

 

UN IMMENSO PUZZLE IN TECHNICOLOR

 
Lavoriamo nel “sociale”, Viviamo nel sociale e ci autorganizziamo nel sociale.Giorno e notte, girandole impazzite…NOI precari nella vita…Portiamo attorno un tavolo conoscenze da condividere e ancora da ritrovare, conoscere chi siamo per capire dove possiamo andare.Un paziente “labor limae” per far combaciare i nostri sogni e i nostri bisogni con ciò che dev’essere la nostra vita.

Bucare l’orizzonte, oggi è il nostro compito, Siamo chiamati ad immaginare una nuova strada da percorrere.

 

UN IMMENSO PUZZLE IN TECHNICOLOR

 

Lavoriamo nel “sociale”, Viviamo nel sociale e ci autorganizziamo nel sociale.

Giorno e notte, girandole impazzite…NOI precari nella vita…

Portiamo attorno un tavolo conoscenze da condividere e ancora da ritrovare, conoscere chi siamo per capire dove possiamo andare.

Un paziente “labor limae” per far combaciare i nostri sogni e i nostri bisogni con ciò che dev’essere la nostra vita.

 

Bucare l’orizzonte, oggi è il nostro compito, Siamo chiamati ad immaginare una nuova strada da percorrere.

 

Oltre il lavoro, oltre il sindacato, oltre il “posto fisso” oltre la precarietà.

Garantirci reddito a prescindere dal salario significa garantirci diritti.

Il diritto di poter avere una casa, il diritto di avere del tempo libero all’interno del quale poter vivere, il diritto di potersi permettere di avere una gravidanza e tanto altro.

 

La nostra condizione di “lavoratori del sociale”, è la parzialità di un tutto ben più vasto.

 

Un immenso puzzle in technicolor.

 

Ricomporre questo disegno precario è già parte della soluzione.

L’attivazione dei gangli nervosi della società, dai precari e dalle precarie dei call-center, delle cooperative d’ogni forma e genere, della comunicazione, della cultura, dello spettacolo, del pubblico impiego ecc…

Costruire Sinapsi tra le molteplici tessere di questo puzzle, per favorire i passaggi di conoscenza, formazione ed auto-formazione. Allargare i meccanismi di solidarietà attiva, complicità e cospirazione oltre i confini settoriali, oltre i limiti delle soggettività, oltre le pregiudiziali dell’oggettività ed oltre i valichi naturali della territorialità.

 

Non il calderone ribollente, ma molte pentole che ribollono sul medesimo fuoco.

 

La nostra peculiarità di operatori sociali è un punto di partenza fondamentale, ed il costituirci come soggetto autonomo possiede una doppia valenza. Da un lato il perseguire in prima persona,i nostri bisogni sui territori che quotidianamente viviamo e dall’altro il reputare fondamentale che all’interno della costruzione di un meccanismo di rete intersettoriale le soggettività presenti, singole o collettive, siano soggettività attive/propositive; che rifiutando la delega attuino meccanismi virtuosi per il funzionamento della rete e quindi per la rivendicazione collettiva di reddito.

 

Reddito e precarietà.

 

La ricerca di reddito non può più essere una specifica esclusiva della rivendicazione salariale.

Abbattere il senso d’insicurezza che ci portiamo dentro significa rideterminare in nostro favore il rapporto di forza che indissolubilmente, oggi,  ci lega tramite il ricatto ad accettare qualsiasi condizione ci venga offerta da lor signori.

Garantirci diritti significa diminuire la pressione di questo ricatto.

La certezza di un reddito minimo garantito, una casa a prezzi popolari,  salari dignitosi: questi i requisiti minimi per iniziare ad immaginare una vita differente, una vita in cui sia possibile scegliere.

Scegliere di studiare in un’altra città o di non trasferirsi dalla propria per poter lavorare, scegliere di poter costruirsi la propria vita sotto il proprio tetto all’età che si ritiene più opportuna,  scegliere di costruire il proprio futuro secondo i propri bisogni .

 

 

Lavoriamo nel sociale, quindi ai margini della sedicente “società civile”, rimbalzati tra l’assistenza e la produzione del sapere, precari immersi nella più totale precarietà.

Dovremmo essere uno strumento contro la devastazione del tessuto sociale ma le condizioni in cui siamo chiamati ad operare fan si che questo risulti impossibile.

La nostra precarietà, la gestione scellerata delle politiche sociali da parte delle istituzioni che operano sul territorio, gli appalti sempre più al ribasso e le cooperative che hanno fatto del caporalato la loro bandiera altro non fanno che determinare un’ulteriore precarizzazione degli utenti che usufruiscono dei servizi erogati, ed il disagio che anziché risolversi, quindi, diviene cronico.

 

Rivendicare reddito e sviluppare una nuova opposizione/proposizione sociale, partendo da ciò che ci circonda ricercando nel tessuto precario contraddizioni da condividere e ricomporre.

 

Un immenso puzzle in technicolor di gioie, conflitti, cospirazioni, disagi, soluzioni e storie vissute ed ancora da vivere.

 

Un immenso puzzle precario che una volta ricomposto tessera per tessera , stupirà gli stessi compositori.

 

 

COORDINAMENTO AUTORGANIZZATO OPERATORI SOCIALI

MILANO.

 

[operaisociali@inventati.org]

 

 

 

  

 

 


 

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