Salve!
Sono un operatore sociale di appena 25anni, faccio questo lavoro da circa 5 anni nel settore dei minori.
Ho avuto diverse esperienze e su diversi territori, tutte però condivise con una compagna di viaggio che anche molti miei colleghi conoscono, si chiama “PRECARIETA”.
Per i primi due anni quest’inseparabile “amica”, ha fatto sì che i miei soldi arrivassero anche dopo 18 mesi. Eravamo in trenta a lavorare in un progetto per la socializzazione dei giovani nei territori vesuviani, che di punto in bianco non fu più ritenuto utile dalle amministrazioni comunali e di conseguenza cancellato.
Chiaramente venimmo solamente e ripetutamente riempiti di chiacchiere (che dejavu) per molto tempo, fin quando un gruppetto, meno di dieci persone, si ruppe i coglioni – dopo circa un anno – e incominciò a creare azioni di visibilità, sempre più invasive, che portarono allo sblocco dei nostri soldi, fermi nelle casse del Comune, dicevano, per cavilli burocratici.
Successivamente ho iniziato a lavorare come operatore extra-scolastico alla periferia orientale di Napoli, dove vivo da sempre e direttamente o indirettamente conosco molte storie di abbandono, ragazzi ai quali è stato offerto poco o nulla e in poche occasioni.
I randagi di questi quartieri spesso non vanno a scuola, lavorano per pochi spiccioli a settimana trascurando un loro sacrosanto diritto all’istruzione, anche in favore delle nuove sostanze che martorizzano questa città, come la cosiddetta “buttigliella” (crak ndr).
Sono tre anni che lavoro a questo progetto, fortunatamente condivido il mio lavoro con delle persone realmente interessate a discorsi come la riduzione del danno e la prevenzione della dispersione scolastica; questa stessa fortuna non posso dire di averla con le altre realtà socio-educative presenti sul territorio, in quanto molti pensano solo ad accaparrarsi appalti e spazi, senza valutare la necessità degli interventi.
Una vera guerra tra poveri. Quest’atteggiamento non fa altro che distogliere ancora di più l’attenzione dai reali problemi. La mancanza di programmazione dei servizi, le risorse presenti spese poco e male, ma soprattutto, a mio avviso, la mancanza di attenzione delle persone che fanno questo lavoro come scelta di vita, per il quale hanno studiato, si sono formate, hanno conquistato un posticino in progetti più o meno grandi ma che spesso, troppo spesso, non si pongono il problema di come mai devono percepire i loro stipendi con mesi o anni di ritardo, quando è previsto che li percepiscano.
O forse hanno qualche “persona di fiducia” che gli paga l’affitto, le bollette, i trasporti per andare a lavoro, la spesa e tutte le attività quotidiane, per vivere una vita degna di questo nome????
Chissà! M forse questo c’è lo racconterà l’assessore di turno…..